Il programma ha avuto un evoluzione inaspettata ma molto interessante. Discutendo con il Professore sui programmi proposti per il progetto da inserire nel quartiere, attraverso dei ragionamenti di "pensieri inversi", siamo arrivati alla conclusione di affrontare un argomento progettuale di una certa rilevanza ovvero: la cura del gioco d'azzardo, in particolare quella dal videopoker.
Il ragionamento è stato una sorta di "esplosione", in quanto i programmi da me proposti prevedevano di creare una serie di servizi per la comunità del quartiere, che funzionassero come punto d'unione per gli abitanti ed offrissero una valida alternativa a quella, povera, già presente. L'idea nasce dunque da una serie di ragionamenti "inversi" che hanno fuso alcuni dei punti da me presenatati, con l'idea forte del Professore di offrire un servizio concreto alla comunità come un centro di disintossicazione e recupero per persone "ammalate" di videopoker. L'argomento è tremendamente attuale e di una certa gravità, da non sottovalutare e da studiare a fondo. A supporto nello sviluppo progettuale, posso anche inserire una mia piccola esperienza personale avuta in ambito lavorativo. Avendo passato un periodo (fortunatamente breve) come cartelliere in un bingo, ho avuto modo di provare direttamente in prima persona come questa nuova malattia sociale possa ridurre in bricioli una persona, ho avuto modo di vedere persone giocarsi stipendi interi, passare nottate intere a sperare in una vincita che non è mai arrivata, o (in rari casi) vincere delle somme che non erano pari nemmeno ad un quarto di quello che avevano speso fino a quel momento.
COME INTEGRARE IL PROGRAMMA CON QUESTO CATALIZZATORE???
Personalmente ho pensato ad una serie di fattori psicologici da fa ruotare intorno a questo probelma...
il primo fra tutti (suggerito anche dal Professore) è quello della "psicologia inversa" ovvero: inserire una piccola sala giochi dotata di videopoker in cui il "malato" possa recarsi e giocare, ma l'incasso o la vincita sarà in parte devoluto in beneficenza ed in parte sarà indirizzato all'auto finanziamento del centro che lo userà per le varie attività che vi si svolgeranno. Vale dunque il principio della "vincita non vincita" in cui si pone al giocatore il fatto che in ogni caso non è lui a ricevere i benefici di questi soldi ma qualcun altro al posto suo, e portarlo dunque ad un distacco e ad una maggiore consapevolezza sul gioco d'azzardo elettronico.
2) ascolto: parlare, confessarsi, ammettere di avere un problema è il primo passo verso la guarigione. Un centro di ascolto dotato di tutti i servizi necessari, psicologi, sale di proiezione e dibattiti è uno degli elementi chiave che aiutano le persone a guarire da questo male
3) attività alternative: l'obiettivo non è solo quello di disintossicare mediante il solo aiuto psicologico, ma anche attraverso altre attività diverse tra loro che distolgano l'attenzione del giocatore dal videopoker, e la indirizzino verso attività piu utili e di svago come ad esempio dei laboratori di arte e ceramica con anesso un piccolo spazio espositivo.
Cos'altro inserire per completare il quadro del mixitè?
bisogna pensare, pensare, pensare...